mercoledì 30 aprile 2014

NO ALL'ACCORDO SULLA RAPPRESENTANZA

NO ALL'ACCORDO SULLA RAPPRESENTANZA 
Lo sciopero è un diritto: riprendiamocelo!

CHE COS'E' IL TESTO UNICO SULLA RAPPRESENTANZA?
Il 10 gennaio 2014 i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno firmato, insieme con i rappresentanti di Confindustria, un accordo ("Testo unico sulla rappresentanza", esito finale di un percorso iniziato con l'Accordo Interconfederale del 28 giugno 2011 e il Protocollo 31 maggio 2013) che azzera la democrazia sindacale nelle aziende private, cancellando il diritto di rappresentanza sindacale per i sindacati conflittuali. Per ora si tratta di un accordo che vincola solo le organizzazioni firmatarie, ma è prevedibile che l'intenzione del governo sia quella di elaborare una legge che ne riprenda gli assi fondamentali, conforti limitazioni del diritto di sciopero per tutti i sindacati (firmatari e non firmatari).
In cosa consiste questo accordo? Vediamone gli aspetti fondamentali:
a) Fino ad oggi, tutti i sindacati (sia Cgil, Cisl e Uil, sia i sindacati di base e conflittuali) avevano diritto di partecipare alle elezioni rsu, seppure con vincoli antidemocratici (dato che una quota pari a 1/3 degli eletti era assegnata d'ufficio ai confederali indipendentemente dall'esito delle votazioni). D'ora in poi, questo non sarà più possibile: il testo dell'accordo dice infatti che, nel mondo del lavoro privato, potranno partecipare alle elezioni rsu (oltre che alla contrattazione collettiva) solo i sindacati che "accettino espressamente, formalmente e integralmente i contenuti del presente accordo, dell'Accordo Interconfederale del 28 giugno 2011 e del Protocollo 31 maggio 2013". Questo significa che tutti i sindacati conflittuali che si oppongono a questo accordo liberticida perdono qualsiasi diritto di rappresentanza sindacale nelle aziende. E' quello che è già accaduto nelle fabbriche del gruppo Fiat (con l'applicazione del "modello Marchionne"), dove i sindacati non firmatari del contratto (indipendentemente dal loro peso tra i lavoratori) sono stati esclusi dalla rappresentanza sindacale. Oggi questo modello è esteso a tutte le aziende di tutti i settori! Per fare un esempio, questo significa che se in un'azienda la maggioranza dei lavoratori sostiene un sindacato che non ha condiviso questo accordo, quei lavoratori non avranno diritto a eleggere loro rappresentanti rsu (né tantomeno di nominare proprie rsa)! Non solo, i padroni non avranno più nessun obbligo di accettare deleghe (cioè iscrizioni) di sindacati che non firmano il presente accordo, con conseguente espulsione dei sindacati non firmatari dalle aziende.
b) Laddove un sindacato decidesse di sottoscrivere questo accordo, per avere garantito il diritto di rappresentanza sindacale e per tentare di accedere alla contrattazione collettiva, automaticamente dovrebbe rinunciare al diritto di sciopero e di azione conflittuale. Se un sindacato firma l'accordo, avrebbe garantito il diritto di partecipare alle elezioni rsu (per accedere alla contrattazione collettiva dovrà invece dimostrare di rappresentare almeno il 5% dei lavoratori di un settore, come media tra il numero di iscritti al suo sindacato e il numero di rsu). A che prezzo però? Prima di tutto, sarà compito delle aziende certificare le iscrizioni al sindacato: in altre parole, si chiede a chi rappresenta la controparte del sindacato di occuparsi di gestire le iscrizioni al sindacato stesso. E' evidente che questo significherà un controllo totale da parte delle aziende sull'attività sindacale.
Laddove un contratto aziendale fosse sottoscritto dal 50% + 1 delle rsu, né i sindacati firmatari dell'accordo né le rsu potranno più organizzare iniziative di sciopero e di lotta contro quell'accordo. Solo nel caso della presenza di rsa, sarà necessario anche sottoporre l'accordo a un referendum (e i referendum in Fiat ci insegnano che questo strumento non è affatto democratico nel momento in cui i lavoratori sono sottoposti al ricatto del licenziamento e non vedono alternative possibili). Lo stesso meccanismo varrà anche per i contratti nazionali di categoria. I sindacati firmatari che organizzeranno azioni di sciopero o di lotta contro un contratto che non hanno approvato potranno subire sanzioni economiche (multe) e la soppressione di tutti i diritti sindacali. Non solo: non sarà nemmeno più possibile organizzare proteste o scioperi durante le trattative!
Si tratta di un accordo liberticida, che cancella i più elementari diritti, come quello di scioperare contro accordi che non si condividono. Se subiremo questo accordo senza combattere, è facile prevedere quale sarà la prossima mossa di Confindustria e del governo: cercheranno di trasformare questo accordo in legge. In quel caso, il divieto di scioperare verrebbe esteso a tutti i sindacati e a tutti i lavoratori, firmatari o non firmatari.
RESPINGIAMO QUESTO ACCORDO!
1. Facciamo appello a tutti i sindacati che hanno espresso contrarietà a questo accordo anzitutto a rifiutarsi di firmarlo in ogni istanza (nazionale, di categoria, aziendale), per garantire l'esistenza di sindacati conflittuali nel nostro Paese.
2. Pensiamo che questo accordo potrà essere respinto solo se si organizza una grande azione di lotta unitaria, con l'avvio di una campagna di controinformazione nei luoghi di lavoro e in tutte le città, con iniziative di protesta davanti alle sedi di Cgil, Cisl e Uil, con azioni di contrasto sul piano giuridico ma anche e soprattutto con una mobilitazione prolungata.
3. Un primo passo importante potrebbe essere un incontro nazionale tra tutte le organizzazioni sindacali, politiche e di movimento che vogliono difendere il diritto di sciopero e di libera organizzazione sindacale, mettendo da parte pulsioni settarie e autoreferenziali, per pianificare un percorso di lotte fino al ritiro dell'accordo.
PER L'ABOLIZIONE DELLA LEGGE 146/90!
4. Per favorire l'unità di tutti i settori lavorativi, pensiamo che sia necessario coniugare la campagna contro il Testo unico sulla rappresentanza con una mobilitazione per chiedere il ritiro della Legge 146/90. Si tratta di una legge valida nel pubblico impiego, ma che viene (spesso arbitrariamente) estesa anche a settori del privato in quanto riguarda i cosiddetti "servizi essenziali" (è noto il caso dei lavoratori della Granarolo, che sono stati licenziati per aver scioperato in un ambito, quello della distribuzione del latte, che, pur essendo privato, è stato giudicato dalla Commissione di garanzia degli scioperi "servizio essenziale"). E' una legge che svuota di significato lo strumento dello sciopero, perché vieta per legge lo sciopero prolungato, obbliga le organizzazioni sindacali a comunicare con largo anticipo alla controparte la volontà di scioperare, costringe di fatto a fare solo scioperi simbolici, che non possono ottenere nulla!
DIFENDIAMO IL DIRITTO DI SCIOPERO!

Spesso i sindacati concertativi in questi anni, sia nel pubblico che nel privato, hanno utilizzato lo sciopero solo per fingere dissenso, mentre, contemporaneamente, siglavano accordi dannosi per i lavoratori: il risultato è stato che molte ore di sciopero sono state fatte (con conseguenti decurtazioni salariali e stipendiali in busta paga) senza vantaggi per i lavoratori. Anzi, spesso i lavoratori sono stati chiamati a scioperare a sostegno di accordi per loro dannosi: in tantissime aziende in crisi, i lavoratori hanno scioperato per giorni o settimane contro i licenziamenti, ma le direzioni dei loro sindacati hanno tradito questa disponibilità alla lotta, siglando accordi che accettavano di fatto i licenziamenti (cassa integrazione straordinaria, cassa in deroga, mobilità, ecc.). Il risultato di questo è sotto gli occhi di tutti: le condizioni di lavoro, sia nel privato che nel pubblico impiego, sono fortemente peggiorate, con perdita del potere d'acquisto dei salari e disoccupazione di massa. Tutto ciò ha contribuito a radicare tra i lavoratori un sentimento diffuso circa "l'inutilità degli scioperi".
Ma la storia ci insegna, invece, che se usato come strumento di lotta e di conflitto, se i lavoratori scioperano uniti, lo sciopero è un'arma fortissima nelle mani dei lavoratori per respingere gli attacchi dei governi e dei padroni.Recentemente, i lavoratori dei trasporti di Genova e Firenze ci hanno dimostrato, organizzando uno sciopero prolungato nel settore pubblico, che se i lavoratori lottano uniti è anche possibile rompere le regole e strappare risultati.
Non dobbiamo aspettare che sia la magistratura o qualche forza parlamentare a difendere il diritto di sciopero: devono essere i lavoratori e le loro organizzazioni ad attivarsi per respingere gli attacchi di Confindustria e del governo. Solo con l'unità di tutte le organizzazioni dei lavoratori potremo creare quell'ampio fronte di lotta e di resistenza che oggi serve per respingere al mittente tagli, licenziamenti, privatizzazioni, attacchi ai diritti democratici. Uniti si vince!


http://www.cisl.it/sito.nsf/Documenti/1150AACD1BCDDAEBC1257C5C0060D48A/$File/defiTesto-Unico-Rappresentanza11012014.pdf

venerdì 18 aprile 2014

SOTTO LE SLIDE NIENTE

"sotto le slide niente, solo precarietà"

il gatto e la volpe pasquali

PREMIO INCENTIVANTE

"PER MAGGIO VERRà DISTRIBUITO"

dicono il gatto e la volpe.

Chi è il Gatto e chi la Volpe? A voi colleghi del Comune di Verona l'identificazione.

Il rischio? Che sia sempre Pinocchio a crederci e a prendersi la colpa.

Ma chi è Pinocchio?

Buona pasqua a tutti e tutte

martedì 8 aprile 2014

TRASPARENZA TRASPARENZA TRASPARENZA - GIOVEDì 10 APRILE 2014 ORE 17,30


TRASPARENZA TRASPARENZA TRASPARENZA

Quello che sta emergendo sul mondo politico veronese (inchieste, arresti, servizi giornalistici), non ci può lasciare indifferenti.

Non ci sono prove, risponde il Sindaco.
Purtroppo i lavoratori del Comune sono quotidiani testimoni di un sistema non trasparente.

Se questa opacità sconfini con l’illegalità questo non sta a noi perseguirlo, come non starebbe nella buona politica celarsi nelle ombre, o galleggiare nei sospetti.

Più volte come Sindacato di base abbiamo denunciato la mancata trasparenza all’interno del Comune.
Le inchieste e i servizi giornalistici hanno coinvolto anche  funzionari del Comune e c’è il reale rischio che la generalità dei dipendenti comunali venga avvolta da  un alone di sospetto d collusione.

Di fronte ad una opinione pubblica sempre più sconcertata dobbiamo con forza ribadire che i LAVORATORI DEL COMUNE DI VERONA sono a servizio della cittadinanza e con forza reclamano trasparenza, trasparenza, trasparenza.
Dove non c’è trasparenza c’è clientelarismo.
E dove c’è clientelarismo…

Per questo chiediamo al Sindaco di fare chiarezza sui molti aspetti problematici emersi in questi mesi.

Per questo invitiamo tutti ad aggregarsi Giovedì 10 alle ore 17,30 ai cittadini che sotto il consiglio Comunale reclameranno che al di là delle implicazioni penali a Palazzo Barbieri si spalanchino le porte alla trasparenza.

E se qualcuno per l’ennesima volta vuole nascondersi dietro alla scusante che il sindacato e i lavoratori non fanno politica, non si lamenti poi della deriva culturale e sociale in cui la città e  perfino il sindacato è finito.

Non vogliamo come lavoratori del Comune di Verona essere associati alla classe politica, a nessuna classe politica.
Come lavoratori siamo perfino custodi della cosa pubblica, e abbiamo il dovere di denunciare le opacità e le politiche di dissolvimento del bene e dei beni comuni. E abbiamo il diritto di pretenderla all’interno dell’ente.

I dipendenti del Comune non sono numeri di matricola.

Reclamiamo invece trasparenza, trasparenza, trasparenza.
E’ un dovere, è un diritto.

LA PRESA PER IL CULO DELLE VALUTAZIONI


LA PRESA PER IL CULO

Come è andata la valutazione.

Indipendentemente dal risultato il modo è stato all’insegna della confusione e della non trasparenza.
Non abbiamo ancor ai risultati in mano ma una certezza c’è: è stata l’ennesima presa per il culo.

La RSU aveva creduto alla parola del Direttore generale l’avvocato Marco Mastroianni: Valutazioni svincolate da fasce e contingentamenti.

E così avevamo raccontato ai lavoratori.

Lo stesso Direttore Generale ha più volte confermato che questa era l’indicazione.

Ma nel concreto ai dirigenti è stata passata la scheda precompilata con i dati del 2012 (per facilitare…) e nel quadro riassuntivo compariva un semaforo; nel rosso finivano gli esclusi dalla premialità individuale, nel giallo quelli di mezzo, nel verde il resto.
Quindi fasce e contingentamenti.

Abbiamo avuto conferma di capi Aree che hanno proprio dato i numeri e l’indicazione che tutto rimaneva come per il 2012: fasce e contingentamenti.

Ma non è tutto il direttore Generale, facendo finta di nulla presenta alla RSU una nuova proposta in cui ratifica sostanzialmente i criteri del 2012: fasce e contingentamenti.

Eppure nell’accordo decentrato del 2012 esplicitamente chi ha firmato (amministrazione e sindacati provinciali) si impegnavano a superare le fasce.

Le segreterie provinciali hanno espressamente affermato che quest’anno si atterranno alle indicazioni della RSU.

La maggioranza della RSU ha presentato una proposta chiara sia per superare le fasce sia per ridurre il gap tra lavoratori.

L’amministrazione tramite il direttore generale, al posto di chiudere la trattativa arrivata ad un passo dall’accordo preferisce tirarla per le lunghe… e  forse sperare che i soliti sindacalisti di comodo prendano progressivamente piede con al solita filosofia… facciamo presto… facciamo presto…

Certo facciamo presto a chiudere questa farsa di trattativa, superiamo le fasce con l’introduzione dei “valore punto”… e la riduzione sensibile dei gap tra minimo e massimo.

Come sindacato di base, un po’ amareggiati per l’ennesima mancanza di parola del nostro interlocutore, invitiamo comunque a non scoraggiarsi ne a nascondersi dietro al qualunquismo disfattista che non farebbe che il gioco di chi vuole smantellare ciò che di pubblico rimane, a partire dai lavoratori.

Sostenete la CUB, il sindacato che non si scoraggia.